Un pomeriggio decisamente fuori dal comune, quello del 16 Maggio a Boccadasse!
Arturo (Arturio) Merzario è stato graditissimo ospite del nostro Club per una chiacchierata protrattasi fino a sera inoltrata.
Ad accoglierlo, un’ottantina di persone tra soci e appassionati. Ma non solo, nella piazzetta retrostante la Chiesa, erano esposte una Maserati A6GCM, protagonista del Campionato Mondiali Conduttori 1952, e la Fiat Abarth 850 TC Nurburgring, vettura che Arturo conosce bene per averla guidata, nella versione 1000cc, primeggiando in numerose corse nazionali e internazionali degli anni ’60.
Quando l’ho presentato al pubblico, definendolo “un mito dell’automobilismo”, lui mi ha quasi redarguito per averlo descritto con un termine così roboante. Ma Arturo è veramente un mito.
Ha guidato con successo tutti i tipi di macchine: Turismo, Gran Turismo, Sport-Prototipi, Formula 2, Formula 1. Ha primeggiato su tutti i tipi di tracciato: le gare in salita, la Targa Florio, il “vecchio” Mugello, quelli più veloci come Monza, Daytona, Spa, quelli misti come Le Mans, Sebring e il leggendario Nurburgring, impossibile citarli tutti.
Si è adeguato con successo a ogni tipo di guida per gestire, nel modo più redditizio, le macchine che aveva a disposizione a seconda del tipo di competizione. E quante volte ha fatto anche da “lepre”, ubbidendo alle strategie concordate con la casa nelle gare di durata!
E’ stato pilota e collaudatore ufficiale Abarth, Ferrari, Alfa Romeo, contribuendo alla conquista dei Campionati Mondiali Marche 1972 (Ferrari), e 1975 (Alfa Romeo).
In Formula 1, oltre che per la casa del Cavallino, ha corso anche per March, Iso Williams, Wolf Racing, Copersucar (quella dei fratelli Fittipaldi), fino a diventare egli stesso pilota-costruttore negli anni 1978 e ’79.
Vanta un palmarès interminabile e una carriera ultra cinquantennale; si, perché “l’Arturo” ha continuato a correre anche nei decenni seguenti nei trofei monomarca Maserati, Porsche, Lotus e Ferrari, nel Campionato Italiano Prototipi e poi fino ai giorni nostri, nei campionati per auto storiche!
Come si fa a non definirlo un MITO?
Carlo Guastavigna
La postura leggermente curva, il passo appena meno sciolto, rughe in più.
Per il resto, è inconfondibilmente sempre lui: l’Arturo delle vittorie sul circuito stradale del Mugello, della Targa Florio, delle 1000 Chilometri sui circuiti più impegnativi del mondo.
L’ingresso nella piazzetta dietro la chiesa di Boccadasse, accompagnato dal comune amico Emanuele Morteo, avviene tra ampi squarci di blu, una brezzolina che ravviva col nostro profondo sospiro di sollievo, dopo momenti da incubo per i rovesci monsonici del primo pomeriggio.
Ancora una volta, il filo diretto tra il nostro vicepresidente Giorgio Spina e Qualcuno molto, molto in Alto ha funzionato egregiamente.
L’età non ha smorzato la passione che lo anima. Traspare da ogni parola dei suoi racconti e nei commenti che porge durante le strette di mano, che tutti gli offrono con ammirazione sincera.
Poche mosse, confermano subito che è dei nostri: da autentico Cavaliere del Rischio, aiuta la sportivissima Anna Palmieri, presidente del Municipio VIII Medio Levante, a provare il brivido di sedersi al volante della stupenda Maserati A6GCM; accarezza con occhi nostalgici la Fiat Abarth 850 TC Nürburgring del socio Giandomenico Vigo, a ricordo dei tempi del suo debutto sulla sorella maggiore di 1000 cc; si sofferma con ammirazione davanti all’immagine del roll up in suo onore – elaborato come sempre dall’inarrivabile Giorgio – e non resiste a fotografarlo.
Bei gesti, per un monumento del motorismo sportivo.
Ha corso e vinto con tutto e dappertutto. Ci sono pochi colleghi che possono rivaleggiare con lui. L’albo d’oro è entusiasmante e può essere suggellato da quattro parole ”…e sono ancora vivo !” che pronuncia con un sorriso da monello.
Parla e non si fa pregare. Anzi, il desiderio di chiarire la genesi di certi eventi, di far capire come siano intrecciati tra di loro, lo porta a digressioni che sono oro per gli appassionati.
Gli equivoci al tempo della chiamata di Ferrari; il primo incontro con il Grande Vecchio di Maranello.
La rottura del serbatoio della 312 PB, verso le nove del mattino, alla 24 Ore di Le Mans 1973, che stava dominando con Carlos Pace, il pericolo di un incendio devastante, il rientro ai box, la riparazione “miracolo” dei meccanici Ferrari, la rimonta sino ad agguantare il secondo posto, il rimbrotto di Ferrari, da cui si aspettava lodi ed invece gli sottolineò come il secondo sia “il primo dei perdenti”.
Il “gran rifiuto” a sottomettersi agli ordini della Scuderia alla 1000 Km del Nürburgring del 1973, l’abbandono della guida e la paura di essere poi licenziato da Ferrari;
La sorpresa nel vedersi confermato il martedì successivo alla gara e quasi lodato, per un gesto che – ma lo capì dopo – in quel momento assecondava certi disegni politici del Commendatore.
Il debutto in F1, al volante della Ferrari, nel 1972 e l’elenco delle differenze che, ammette senza falsa modestia, porta a suo credito rispetto a quello di quest’anno di Oliver Bearmann;
Leclerc, che con l’arrivo di Hamilton in Ferrari si dice certo patirà un trattamento inferiore a quello dell’inglese, una sorta di legge del contrappasso, a scontare le maggiori attenzioni di cui beneficia adesso, rispetto a Sainz.
La consapevolezza che, se Ferrari saprà consegnare ad Hamilton una vettura almeno competitiva, questi sarà motivato a dare il massimo, per far vedere che è suo il merito di aver riportato la Rossa in alto e se ciò non dovesse accadere, probabilmente Lewis tirerà i remi in barca e farà il pensionato di lusso: tanto, essere più lento di un decimo, o di due, che differenza farà?
La Porche Carrera 6, che ha pilotato per prova, trovandola un miracolo di guidabilità e leggerezza e capendo così di colpo perché bisognasse dannarsi l’anima con la Dino 206 per starle davanti, ammesso di riuscirci, perché nella realtà era più pesante e solo sulla carta più potente.
La Ferrari 512 S, che definisce un’ottima vettura, ma pesante come un camion ed in grado di tenere testa alla 917 solo per poche frazioni di gara, dopo le quali il pilota, esausto, doveva riprendersi, abbandonando il duello con la Porsche, più facile da condurre.
Sandro Munari, a cui attribuisce con enfasi l’enorme merito di avergli riconsegnato una Ferrari in perfetta efficienza ed ancora con un buon distacco sugli avversari, nei soli due, o tre giri che fece alla vittoriosa Targa 1972.
La Ferrari Daytona, che preferisce alla Miura sotto certi aspetti e viceversa, sotto altri.
Gli Ingegneri conosciuti nella sua carriera: Forghieri, Chiti, Bussi, Bizzarrini, definiti tutti dei “geni”; naso storto al ricordo di Caliri: fu lui a comunicargli che doveva lasciare il passo ad Ickx alla 1000 Km del Nürburgring 1973, e comunque i rapporti con lui non furono mai facili;
La totale antipatia per l’auto elettrica e le corse di Formula E.
L’elegante e raffinato distacco, probabilmente maturato in anni di interviste, con cui risponde – anzi non risponde – alla domanda sul salvataggio di Niki Lauda al Nürburgring 1976: “dico solo che era la cosa giusta da fare in quel momento”.
L’avventura della Merzario di F1, che lo lasciò appagato per un sogno raggiunto, ma in bancarotta per i mancati risultati.
È stato bello constatare come il tempo, la maturità, abbiano messo in una prospettiva più equilibrata ed oggettiva certe posizioni ed intemperanze del tempo della gioventù agonistica.
Oltre al fascino di tanti racconti ascoltati dalla viva voce del protagonista, ciò che colpisce di più è il commento più volte ricorso “sono cose che a venticinque anni uno forse non capisce, e si rende conto solo con il tempo di quanto certe situazioni potessero essere lette e vissute diversamente”.
Se fosse per Arturo e molti dei presenti, tireremmo l’alba, ma non possiamo permettercelo.
Ciao, Arturo, grazie e… alla prossima!
Giovanni Malvicini
La solita fortuna del nostro Club ha interrotto con un po’ di bel tempo giornate di pioggia che sembrano non dover avere mai fine. Ed è così che sul belvedere Edoardo Firpo di Boccadasse si è potuto raccogliere un nutrito gruppo di ammiratori alla vista di una incredibile Maserati del 1951, affiancata ad una Fiat Abarth 850 TC Nurburgring.
Lo stesso Arturo Merzario, il nostro ospite d’onore, è rimasto qualche istante senza parole ad ammirare lo spettacolo. Difficile dire se era più in estasi per la vista di Boccadasse o delle due auto, certo è che non si aspettata tale accoglienza. Autografi, foto, tutto sembrava non finire, tra l’entusiasmo dei presenti, appassionati e turisti di passaggio.
Un ricco aperitivo presso il locale Patanegra ci ha consentito di scambiare due parole quasi in privato con un Merzario che è stato una rivelazione di stile, umanità e passione.
La conferenza che poi è seguita, sembrava non finire tale era la simpatia del nostro ospite.
Evento veramente indimenticabile che può essere iscritto alle manifestazioni fiore all’occhiello del Veteran Car Club Ligure.
Giorgio Spina
Veteran Car Club Ligure – info@vccligure.com
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